Milano. Le sigarette.
Esistono gesti che attirano l'attenzione delle persone. Rollare una sigaretta è uno di questi. Finché si tratta di disporre il tabacco nella cartina non c'è pericolo di essere notati, ma nel momento in cui si sfregano i polpastrelli di indice e pollice per arrotolare la carta, allora diventa irresistibile il desiderio di partecipare alla creazione di un prodotto artigianale. Piccolo, elegante, funzionale e nocivo.
Non è un gesto inconsueto o raro quello del rollare, eppure esercita un fascino magico, ipnotico.
Per chi lo fa -il gesto-, invece, esso rappresenta un momento di pura concentrazione. Sta nelle mani dell'artigiano la possibilità di godere di una buona sigaretta.
È probabile che la perizia con cui si eseguono i gesti per fare su il tabacco crei una tensione nello spettatore, che partecipa con apprensione alla delicata impresa. Se va a buon fine -l'impresa- lo spettatore, statene certi, distenderà le rughe del viso e gli angoli della bocca si apriranno, leggermente, verso un sorriso. È sollievo, ammirazione, stima e forse invidia.
La sigaretta è ritualità, quando non è dipendenza. Partecipare a una ritualità altrui è sacralità, quando non è blasfemia. E in un vagone della metropolitana chi custodisce il segreto per fare una sigaretta perfetta possiede una sorta di potere sciamanico a cui nessuno disobbedirà.
Il posacenere di Andrea Camilleri. Foto del Sole 24 |
A parlar di fumo si finisce nel posacenere. La mia è una segnalazione.
La Domenica del Sole 24 Ore ha inaugurato una nuova rubrica. Posacenere di Andrea Camilleri.
Lo scrittore siciliano, «artigiano di gran classe», fuma e scrive. Scrive per davvero, fuma per finta. Meglio: fuma un paio di boccate per poi spegnere quel che resta nel posacenere.
La rubrica domenicale sarà piena di sigarette, consumate appena; quanto basta per appiccare una discussione intelligente e arguta, per nulla fumosa.
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