lunedì 28 novembre 2011

Sentire, ascoltare /16

L'atto di copiare e di replicare quanto di vitale esiste nei libri è cosa antica. Credo sia un'esigenza nata assieme alla scrittura. Partecipare alla bellezza delle parole e al fascino della rivelazione è una primordiale necessità. 
Ci sono pagine di romanzi che trascrivo fedelmente. 
La copiatura è un momento di riflessione, di comprensione, di simbiosi con l'autore e con il suo pensiero. Un'unione non solo di idee ma anche di gesti e di fatica. 
Scrivo con la mano, seduto alla scrivania, le parole che quell'autore ha scritto con la mano, seduto alla scrivania. La stessa posa, le stesse lettere, lo stesso significato, lo stesso sforzo. Mi pare, nell'istante della trascrizione, di partecipare alla storia e di attribuirle il giusto posto nella mia personale vita. 


L'editore è il primo degli amanuensi. Vive quotidianamente la storia e ne sopporta il peso. Ha il privilegio e la responsabilità di condividere i gesti degli autori. 
Tuttavia sono pochi gli editori consapevoli. Ecco, li inviterei a trascrivere ogni libro che intendono pubblicare, perché nel corso della copiatura possano riflettere, capire e fare fatica. 
All'ultimo segno d'interpunzione, all'ultimo punto si renderanno conto se ne è valsa la pena o meno. Risparmieremmo tomi di carta straccia.

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