martedì 20 maggio 2014

Sentire, ascoltare /122

Rappresentare con parole un luogo, un oggetto, una persona, notandone gli aspetti, le qualità, le specificità e via dicendo. Decine di utensili ingombrano la superficie del tavolo a ribalta, in legno di betulla, allineato alla parete con finestra della stanza al terzo piano del nuovo stabile in via Garibaldi, a Milasso, paese di poche anime nella bassa mantovana. Gli arnesi posati alla rinfusa sul mobile potrebbero raccontare buona parte della vita professionale e sentimentale della signora Ferrari, prima locataria dell'edificio; ma ora conviene che il lettore sappia qualcosa di più del tavolo a ribalta. Lungo 89 centimetri - lunghezza minima 26 cm, lunghezza massima 152 cm -, largo 80, alto 7, il tavolo pesa 46 chilogrammi e va pulito, per quanto indicano le voci accreditate della rete, con un panno umido e un detersivo poco concentrato. Il piano è in betulla massiccia protetta da vernice poliuretanica trasparente; i lati dei sei cassetti che lo sorreggono sono stati ricavati da compensato di betulla, mentre la base del cassetto è in fibra di legno. Se lo stabile è di recente costruzione, la tavola a ribalta è molto antica; il poliuretano di cui è ricoperta è un'invenzione industriale di non oltre ottant'anni fa; ma le betulle possono arrivare fino a 120 anni di età. Quella da cui ha preso vita la tavola a ribalta, assieme ad altri oggetti d'arredo, è stata abbattuta nel 1860 all'età di circa 30 anni. L'arbusto in questione biancheggiava con altri simili nel giardino privato di un nobile austriaco, tal Niklas Moser, militare tra i più valorosi dell'impero austro-ungarico e finissimo artigiano del legno. Furono proprio le mani di Moser a cesellare la betulla che ora giace a forma di tavola a Milasso, in veste di coppia di comodini a Murau, con le sembianze di armadio a Vienna. In ciascuno di tali mobili, tra le fibre del legno, Moser nascose, utilizzando una tecnica di cui forse un piccolo numero di lavoratori del legno custodiscono ancora il segreto, parti di una mappa che, se qualcuno avesse avuto la fortuna di riunire, avrebbe indicato il luogo preciso in cui una collezione di reperti archeologici dal valore inestimabile era stata sotterrata dal nonno paterno di Moser stesso, tra i più valorosi e meno noti avventurieri dell'Ottocento. Ora la storia di Moser è propedeutica alla storia della betulla, della sua trasformazione in tavola a ribalta, degli ultimi 15 anni di vita della signora Ferrari, di Moser Junior e di moltissime altre vicende, alle quali - così è l'esistenza - sono riconducibili tutte le cose del creato e del non creato: compreso il fatto che il narratore che ora interpreto - in ossequio a “La vita istruzioni per l'uso” di Georges Perec - non è in grado, per via dell'immensità dell'impresa, di proseguire in questa incessante attività del rappresentare con parole un luogo, un oggetto, una persona, notandone gli aspetti, le qualità, le specificità e via dicendo.