venerdì 14 dicembre 2012

Sentire, ascoltare /80

Ai margini delle strade, al mattino, appena cessate la pioggia o la neve, tra le fila dei parcheggi gialli e blu, alcuni tasselli di asfalto, asciutti e più chiari di quelli battuti dalle intemperie, sono indizio di ricoveri notturni per auto. 

La città, sveglia e già popolata, dopo il diluvio, apre ai suoi abitanti una cartografia di chiari e di scuri che traccia, per alcune ore, finché l'asfalto non avrà assunto un colore omogeneo, itinerari automobilistici di massa. 

In alcuni luoghi le fila dei parcheggi sono deserte e bianche; in altri sono lucide e nere; in taluni sono ancora, o da poco, nascoste dalle auto; in tal altri sono sporcate dagli schizzi delle pozzanghere. 

La mappa bagnata della mobilità urbana, poi, si dissolve; per non apparire più.

domenica 9 dicembre 2012

Sentire, ascoltare /79

Non avesse udito -distinti, senza equivoci- i passi di un uomo, oltre la porta di un bagno pubblico, al vento di un'area di sosta autostradale, quel tale, intento ad urinare, avrebbe speso altre parole per il proprio soliloquio.

Poco dopo, tra le auto e le pompe di benzina, rinsavito e domate le ombre di un'esistenza solitaria, si convinse, non senza personali resistenze e scrupoli, per timore di confidare verità a lui sconosciute, che non avrebbe più concesso alla sua coscienza alcuna confessione. 

lunedì 3 dicembre 2012

Sentire, ascoltare /78

I giorni di riposo asciugano la città: serrande calate, insegne spente, tende da sole annodate, sedie e tavolini impilati oltre le grate delle saracinesche, menù e sagome di pizzaioli riposti dietro lisci banconi da bar. 

Sulla strada, come nei letti dei fiumi d'estate, riappare quel senso di malinconia urbana che la piena delle attività -del fare- colma e spazza via nei giorni di lavoro; dalle finestre, a sbirciar fuori, lo spazio respinge gli sguardi e rifiata da ogni fatica. 

In poche ore di assenza di attività, l'appartenenza alla città si scioglie nei tombini, si disfa nell'aria, attraverso i comignoli: senza acquisti, pubblicità, marketing, vetrine e luminarie ciascun uomo abbandona il proprio ruolo sociale e se ne sta in disparte.

Sentire, ascoltare /77

Per le strade, lungo gli ampi spazi dei centri di alcune metropoli o stretti sul ciglio di contorte viuzze di botteghe e artigiani, i passanti, seppur a passi differenti, camminano, per una manciata di secondi, assorti nei propri personali convincimenti, gli uni accanto agli altri. 

Qualcuno ha da poco lasciato casa, qualcun altro passeggia da parecchie ore, taluno rincorre un appuntamento, tal altro non sa dove andare; vicine per un attimo, spalla a spalla, chi dandy chi chic, chi sobrio chi eccentrico, le esistenze lontane dei viandanti si confrontano, così come appaiono, sui marciapiedi, nei vicoli e nei viali. 

Le supposizioni, i se e le ipotesi, le astrazioni e le riflessioni si mostrano -sotto il calpestio della folla, tra passi, scarpe e andature differenti- con chiarezza, senza imbrogli, lampanti.