lunedì 15 dicembre 2014

Nella nebbia di Milano

Il carretto, la scala, l'uomo col cappello, le fioraie, la fontana, le luci, la segnaletica, i cavi, le sagome dei palazzi, la coppia, l'insegna. La nebbia rende ogni cosa simbolica; a chi attraversa le sue vaste masse rilascia un poco di realtà alla volta; definisce ciò che esiste a modo proprio, secondo criteri di distanza, di luce, di fantasia.

A Milano si dice scighera che è sì la nebbia, ma è anche “quella ghirlanda di lume non suo, che vedesi talvolta intorno alla luna e che il volgo ritiene come un indizio di vicina pioggia”.



lunedì 1 dicembre 2014

Mercadanti

I prodotti dei mercanti sono riposti in ceste e sacchi poggiati a terra: per saggiare la qualità di frutta e verdura, gli uomini e le donne devono chinarsi - si notano, a mezz'aria, alcune magiostrine bianche - e far la fatica che la terra chiede, persino in città.



lunedì 24 novembre 2014

La rotonda della Besana

Quinto appuntamento sulle pagine di Milano ODD per raccontare, attraverso immagini del passato, prossimo e remoto, i luoghi di Milano che meglio rappresentano la città del movimento e dell'imparare a cambiare. Questa settimana indugiamo sulla Rotonda di via Besana.



giovedì 6 novembre 2014

Sentire, ascoltare /131


La sequenza 

di
il
Il
il

è data dalle ultime sillabe di quattro righe contigue presenti in questa pagina, la numero 367 di Auto da fé, romanzo in cui Peter Kien, sinologo senza pari, protagonista del libro, è letteralmente picchiato - 127 pagine dopo la presente - dalle lettere di un libro («Dalla prima riga si stacca un'asta e gli percuote un orecchio. È di piombo. Fa male. Batti! Batti! Ancora un colpo. E un altro. Una nota a piè di pagina gli assesta un calcio. Tanti calci. Lui barcolla. Righe e intere pagine gli si rovesciano addosso. Lo scuotono e lo battono, lo scrollano, se lo lanciano come una palla. Sangue. Lasciatemi. Maledetta canaglia. Aiuto!»). Ebbene tale sequenza pare una piccola ferita o un taglio o un ammonimento; ma è solo un dispetto di formatura tipografica.

lunedì 3 novembre 2014

El Jumbo-Tramm

Terza appuntamento sulle pagine di Milano ODD per raccontare, attraverso immagini del passato, prossimo e remoto, i luoghi di Milano che meglio rappresentano la città del movimento e dell'imparare a cambiare. Questa settimana si attraversa via Orefici.



mercoledì 29 ottobre 2014

Sentire, ascoltare /129

"L'inverno del '44 è stato a Milano il più mite che si sia avuto da un quarto di secolo; nebbia quasi mai, neve mai, pioggia non più da novembre, e non una nuvola per mesi; tutto il giorno il sole. Spuntava il giorno e spuntava il sole; cadeva il giorno e se ne andava il sole. Il libraio ambulante di Porta Venezia diceva: «Questo è l'inverno più mite che abbiamo avuto da un quarto di secolo. È dal 1908 che non avevamo un inverno così mite».
«Dal 1908?» diceva l'uomo del posteggio biciclette. «Allora non è un quarto di secolo. Sono trentasei anni».
«Bene» il libraio diceva. «Questo è l'inverno più mite che abbiamo avuto da trentasei anni. Dal 1908».
Egli aveva perduto il suo banco nei giorni della distruzione di agosto; aveva lasciato la città; e non è ritornato a Porta Venezia che al principio di dicembre per poter vedere questo che vedeva: il più mite inverno di Milano dopo il 1908".

Uomini e No, Elio Vittorini, 1945


martedì 28 ottobre 2014

Aforismi, neologismi e bestialità /45

Immagino un romanzo di neo resistenza di uomini e no, in una Milano di moda e design quasi liberata, in cui le cose del mondo si muovono - anziché per affinità di pensiero - per concordanza di stile, di foggia, di tendenza; una narrazione di immagini ed estetiche, di abiti e accessori, di attrazioni visive e repulsioni urbane; una storia in cui giovani di classe media arruolatisi nelle milizie dell'Isis si nascondono nelle case di corte e di ringhiera del quartiere Isola, tra le lunghe barbe degli hipster, dietro i banconi dei caffè sospesi, tra la folla dei vernissage; un racconto in cui squadroni di lupetti boy scout marciano, divisa per divisa, a braccetto con city angels e ronde padane; immagino rastrellamenti a tappeto in sale hub e coworking, pire di libri, font e barattoli pantone: una narrazione di outfit e prêt-à-porter in cui ragazzi con le creste alla El Shaarawy si incontrano, nei suburbi, negli anfratti metropolitani, coi punk spillettati, per confezionare gelatine esplosive in barattoli di colla di pesce; in cui le tonache dei preti si confondono ai veli neri, ai burqa, ai jilbab; in cui le teste rasate brillano al sole con quelle degli Hare Krishina; in cui corridori e maratoneti da giardinetto si fanno staffette notturne, mentre tatuati rapper in tuta decifrano messaggi criptati; immagino un romanzo di neo resistenza di uomini e no, in una Milano di moda e design quasi liberata, dove tutto ciò che è pura forma, apparenza, proiezione di sé definisce le cose del mondo, le storie, la società.


lunedì 27 ottobre 2014

Una città disegnata col compasso

Sulle pagine di Milano ODD il secondo pezzo di una mia piccola rubrica nata per raccontare, attraverso immagini del passato, prossimo e remoto, i luoghi di Milano che meglio rappresentano la città del movimento e dell'imparare a cambiare.



lunedì 20 ottobre 2014

il Pinocchio della Madonnina

Da oggi curo una piccola rubrica sulle pagine di Milano ODD per raccontare, attraverso immagini del passato, prossimo e remoto, i luoghi di Milano che meglio rappresentano la città del movimento e dell'imparare a cambiare. 



mercoledì 8 ottobre 2014

Sentire, ascoltare /126

Il tour del salto del cavallo è un problema matematico: il pezzo del cavallo, posizionato su una qualsiasi casa di una scacchiera vuota, deve toccare, con una serie di mosse a elle, tutte le 64 case della scacchiera una e una sola volta. I percorsi chiusi diretti pare siano 26.534.728.821.064. Per ognuno di essi, oh duplicatio scacherii, fossi principe indiano o inquilino di Rue Simon-Crubellier 11 o puntino di un'immagine del mondo oppure ancora indagatore di misteri, le storie possibili non avrebbero mai fine.

In questa gif il tour del salto del cavallo
è applicato a una scacchiera 5x5

martedì 30 settembre 2014

Sentire, ascoltare /125

Auto da fé, Elias Canetti, 1935

«Una volta finito ricominciava da capo. Ripeteva le stesse cose dozzine di volte ogni giorno. Lui ormai conosceva a memoria il suo discorso, parola per parola. A seconda delle pause che lei faceva tra una frase e l'altra avrebbe potuto dire in anticipo se sarebbe stata preferita questa o quella variante. La sua litania gli cacciava dalla testa ogni altro pensiero. Le orecchie, che al principio aveva cercato di spingere a compiere movimenti di difesa, s'abituarono ad eseguire a tempo una successione di vani sussulti. Fiacco e spossato com'era, non riusciva a sollevare le dita fino all'orecchio che avrebbero dovuto tappare. Una notte gli crebbero improvvisamente sulle orecchie un paio di palpebre che poteva aprire e chiudere a piacere, come quelle degli occhi. Le provò cento volte e rise. Funzionavano alla perfezione, l'isolavano acusticamente, crescevano al momento opportuno ed erano subito complete».

giovedì 25 settembre 2014

Sentire, ascoltare /124

Possedeva una piccola casa bianca alla fine del mondo. L'indirizzo preciso era: A2, seconda traversa, prima colonna. A oriente correva una schiera di case gemelle e sul versante opposto non c'era nulla che potesse essere compreso; la porta sul retro dava su di una circolare torre nera, mentre l'affaccio frontale era immerso in un gioco di case e figure speculari, bianche e nere. Fu mangiato da un cavallo.

lunedì 22 settembre 2014

lunedì 15 settembre 2014

Sentire, ascoltare /123

Le cose giacevano in casa senza che ci fosse attinenza tra oggetti e rispettivi luoghi di deposito: il martello pesava, in cucina, sulla mensola delle spezie, sotto una risma di fogli A4 appena iniziata; i barattoli per far conserva, opacizzati dalla polvere, erano addossati a vecchi volumi enciclopedici sulla prima mensola di una scaffalatura da camera; la spazzola a denti stretti era rivolta verso il soffitto, in salotto, sopra il lettore DVD, a sua volta appoggiato ad una grande scatola di cartone contenente cartoline, carte da gioco Modiano e fotografie; l'inchiostro delle biro, tenute assieme da un logoro elastico giallo, seccava in un piccolo portafiori in ceramica; l'inventario degli oggetti di casa era appeso, mediante spago, ai ganci dell'appendino, sulla parete vicino alla soglia d'ingresso. Al suo interno, pagine a quadretti piccoli, erano registrate tutte le cose che stavano in casa, con indicato per ogni cosa il rispettivo luogo di deposito alla mezzanotte di ciascun giorno vissuto, in quella casa, dall'uomo che continuava ad abitarla. Mi disse fosse il romanzo della sua vita privata.

mercoledì 4 giugno 2014

Aforismi, neologismi e bestialità /43

Quanti acuti ma assai gravi arcani si nascondono tra i fitti righi di un'innocua prosa italiana. In tal caso - a voi sottoposto - si tratta, più d'altro, d'una figura scritta: così cauta, priva di traccia, così minuta!, tanto timida, tanto muta. Di primo acchito, acquattato in chissà quali nascosti anfratti discorsivi - sparito alla vista, atono all'udito, sprovvisto di qualsivoglia ingombro -, l'oscuro busillis risulta insoluto a chissisia; ma poco a poco, avvicinandosi all'ultima riga, alcuni fiutano l'inghippo: «l'occulta unità grafica rassomiglia a mancanza indotta, ad artificio, a trucco di magia!». Sbalorditi, stonati, incantato pubblico di un gioco d'inchiostro simpatico, d'improvviso - quasi abbaglio di faro a singhiozzo - appare e e e, la smarrita vocale e e e.

Il lipogramma è un'opera letteraria nella quale è applicato l’artificio consistente nell’omissione di tutte le parole in cui compare una determinata lettera o un determinato gruppo di lettere. In questa breve prosa è assente la lettera “e”.

martedì 20 maggio 2014

Sentire, ascoltare /122

Rappresentare con parole un luogo, un oggetto, una persona, notandone gli aspetti, le qualità, le specificità e via dicendo. Decine di utensili ingombrano la superficie del tavolo a ribalta, in legno di betulla, allineato alla parete con finestra della stanza al terzo piano del nuovo stabile in via Garibaldi, a Milasso, paese di poche anime nella bassa mantovana. Gli arnesi posati alla rinfusa sul mobile potrebbero raccontare buona parte della vita professionale e sentimentale della signora Ferrari, prima locataria dell'edificio; ma ora conviene che il lettore sappia qualcosa di più del tavolo a ribalta. Lungo 89 centimetri - lunghezza minima 26 cm, lunghezza massima 152 cm -, largo 80, alto 7, il tavolo pesa 46 chilogrammi e va pulito, per quanto indicano le voci accreditate della rete, con un panno umido e un detersivo poco concentrato. Il piano è in betulla massiccia protetta da vernice poliuretanica trasparente; i lati dei sei cassetti che lo sorreggono sono stati ricavati da compensato di betulla, mentre la base del cassetto è in fibra di legno. Se lo stabile è di recente costruzione, la tavola a ribalta è molto antica; il poliuretano di cui è ricoperta è un'invenzione industriale di non oltre ottant'anni fa; ma le betulle possono arrivare fino a 120 anni di età. Quella da cui ha preso vita la tavola a ribalta, assieme ad altri oggetti d'arredo, è stata abbattuta nel 1860 all'età di circa 30 anni. L'arbusto in questione biancheggiava con altri simili nel giardino privato di un nobile austriaco, tal Niklas Moser, militare tra i più valorosi dell'impero austro-ungarico e finissimo artigiano del legno. Furono proprio le mani di Moser a cesellare la betulla che ora giace a forma di tavola a Milasso, in veste di coppia di comodini a Murau, con le sembianze di armadio a Vienna. In ciascuno di tali mobili, tra le fibre del legno, Moser nascose, utilizzando una tecnica di cui forse un piccolo numero di lavoratori del legno custodiscono ancora il segreto, parti di una mappa che, se qualcuno avesse avuto la fortuna di riunire, avrebbe indicato il luogo preciso in cui una collezione di reperti archeologici dal valore inestimabile era stata sotterrata dal nonno paterno di Moser stesso, tra i più valorosi e meno noti avventurieri dell'Ottocento. Ora la storia di Moser è propedeutica alla storia della betulla, della sua trasformazione in tavola a ribalta, degli ultimi 15 anni di vita della signora Ferrari, di Moser Junior e di moltissime altre vicende, alle quali - così è l'esistenza - sono riconducibili tutte le cose del creato e del non creato: compreso il fatto che il narratore che ora interpreto - in ossequio a “La vita istruzioni per l'uso” di Georges Perec - non è in grado, per via dell'immensità dell'impresa, di proseguire in questa incessante attività del rappresentare con parole un luogo, un oggetto, una persona, notandone gli aspetti, le qualità, le specificità e via dicendo.


lunedì 24 marzo 2014

Aforismi, neologismi e bestialità /41

Nel 1810 l'imprenditore inglese Peter Durand brevettò la prima latta per conservare alimenti; quasi mezzo secolo dopo, nel 1858, l'inventore statunitense Ezra Warner creò l'apriscatole

Che altro si può dire della razza umana?

sabato 22 marzo 2014

Sentire, ascoltare /121

civettuola attesa che il letto diventi caldo giaciglio - 
la sera è dolce il brivido delle lenzuola fresche 
nell'aria fredda della stanza

e quando, 
malanno dannato!, 
nelle notti che da una stagione 
ci svegliano in un'altra, 
le contrazioni involontarie di fascetti muscolari 
- estese, irregolarmente ritmiche - 
si fanno perpetue, incessanti, perenni, 
allora quel piacevole battere di denti e di emozioni è un tamburo infernale, 
di suoni febbrili, di pelli dure, di ossa rotte.

bagnati da naufragio cotone
- sogni divelti e ore sconquassate -
infine ogni cosa si quieta
nel freddo caldo sudore di una tachipirina 1000

lunedì 10 marzo 2014

Sentire, ascoltare /120

Se fosse la città un panorama di dettagli, se fossero i palazzi cesellati di minuzie, se fosse ogni luogo un fine ornamento. E se non è - cortezza di vedute, grettezza urbana -, le nuove torri di Milano, ad osservarle da lontano, son ghirigori e voluttà; ma poco a poco, col passo di chi si avvicina, prendono una brutta china: miopia, ristrettezza di visioni, di vetro e cemento illusioni.

lunedì 10 febbraio 2014

Sentire, ascoltare /119

Impugnata la maniglia del portone sotto casa, un pellerossa metropolitano ha azionato il marchingegno della serratura: bang! è il sordo schiocco della toppa dell'androne; e come stormo di piccioni, un crocchio di cowboy a consiglio lì vicino si è dileguato nel Far West della città.

mercoledì 5 febbraio 2014

Sentire, ascoltare /118

In vita mia ho creduto che fosse bene ossequiare il silenzio per onorare la sincerità. Ora, in punta di morte e di lingua, non trattengo quel che ho sempre taciuto, e la pletora di chi mi veglia sarà sincera a seppellire il corpo di un autentico menzognero, senza proferir parola.

mercoledì 8 gennaio 2014

Sentire, ascoltare /117

A tarda sera, quando scesi dal treno in una piccola stazione della Brianza, ebbi come l'impressione che il paese fosse disabitato: ovunque cercassi anima viva, le strade e i palazzi velavano la vista con uno strano effetto ottico. Ogni cosa vibrava come quando d'estate il cemento fuma e l'aria si muove a pinnacoli. Poi, attraversato il piazzale antistante la stazione e avvicinatomi al bordo delle case, mi accorsi che non si trattava di un'illusione ottica naturale e che quel movimento mendace non era un trucco di fata Morgana; bensì l'incedere degli abitanti che non so dirvi come e perché, in quel paese, assorbivano i colori dello sfondo urbano e muovendosi, a raso muro, scioglievano la realtà delle cose in un inverosimile panorama di periferia.

Mi avvicinai ad una vetrina e pregando che specchiasse la mia immagine, seppur leggera e trasparente, potei solo osservare il fondale mosso: una finestra, un'inferriata, un pezzo di muro, un angolo di tettoia, un palo.