lunedì 28 ottobre 2013

Sentire, ascoltare /113

Lungo la volta celeste del civico Planetario di Milano brillano sette milioni di astri: il profilo della città, così come fu disegnato nel 1930, senza grattacieli né svettanti architetture moderne, è adagiato nero e circolare come se reggesse l'intero universo. Oltre l'edificio astronomico la città sfavilla di luci proprie e sulla cupola in rame ossidato verde chiaro, di sera, si staglia il cielo buio che tace stelle e pulsioni visive. 

Pare che in quel tempio ambrosiano di scienza resista un remoto desiderio mistico, e che in città, laddove siamo più vicini all'universalità delle cose, regni un'artificiale distanza dal celeste.


Cupola del civico Planetario di Milano 'Ulrico Hoepli'


Particolare. Profilo della città nella sala circolare del Planeterio


lunedì 21 ottobre 2013

Sentire, ascoltare /112

Le maschere del cinema Amore erano appena svanite tra le pieghe del rosso drappo della sala Rubino; le voci degli attori vagolavano nel circolo del foyer come sinusoidi ovattate; gli spettatori sedevano.

Un uomo e una donna, senza sapere la presenza l'uno dell'altra, si incontravano ai rubinetti della toilette: e mentre le cannelle crosciavano sulle quattro mani e il film, a loro insaputa, mostrava un campo lungo della città di Milano, lui, guardando negli occhi di lei riflessi dallo specchio, disse: “è come se fosse un risveglio, come se fossimo amanti, come se in quella sala ci fosse casa nostra”.

mercoledì 16 ottobre 2013

Sentire, ascoltare /111

Ho incontrato un'anziana donna sul ponte di un fiume: era tremula e grinzosa, con i capelli rosso cremisi. 

“Ho sempre pensato che i pittori del Lungarno esagerassero”.
“Come scusi?”
“Sì, nei loro dipinti lo specchio d'acqua riflette i palazzi”.
“Mi pare evidente”.
“Non lo è, l'Arno rifrange i palazzi a quest'ora, con questa luce; ma provi a tornare tra un paio d'ore o a passare domani un poco prima, non troverà la città trepida e rovesciata”. 

Le pale di una squadra di canottieri mosse le acque, la signora si congedò: la fiammella della sua capigliatura ondeggiava sul ponte, il riflesso della città sbiadiva.

martedì 8 ottobre 2013

Sentire, ascoltare /110

Non credevo potessi attraversare decine di confini in una sola sera, non credevo che la loro linea fosse così chiara: la scarsità d'auto, il colore definito del cielo, l'assenza di una giusta meta hanno sospinto il mio sguardo verso uno scintillante reticolato di città. 

La superficie dei palazzi di via Galileo mi è parsa come la cinta muraria di una cittadella a sé stante; come se le luci che si irradiavano dall'intimità delle finestre fossero il richiamo di un fuoco acceso da trabucchi nemici: se scoppiasse una guerra di quartiere, gli abitanti di via Galileo pregherebbero dio perché dardi, pietre e proiettili incendiari lasciassero indenne la loro abitazione. 

Suppliche inascoltate, ad ogni modo: converrebbe piuttosto correre a riparo tra le stanze della Stazione, strenua difesa del quartiere Centrale e roccaforte della Zona Due di Milano. Le rotaie dalla ferrovia sono feroci fasci muscolari, ghisa di appartenenza alla quale gli uomini dei quartieri affiliati vorrebbero fondersi: Maggiolina, Greco, Loreto, Padova, Adriano, Gorla e Precotto. Una lega urbana pattuita a tavolino e non ancora saldata nelle sue identità. 

Altre cinture di palazzi sono palizzate della Zona Due, altre vie fungono da fossati, altri luoghi dichiarano ostilità a chi è rimasto fuori e gridano diffidenza a chi si muove libero all'interno: Melchiorre Gioia, Sammartini, Brianza, Pontano, Palmanova, Ponte Nuovo, Sesto San Giovanni. 

Oltre via Galileo i grattacieli, le alte torri della modernità; si era fatta notte, un freddo presagio gelava ogni cosa e ho preferito tornare a casa.


Zona Due di Milano


Stazione Centrale
Quartiere Centrale di Milano

lunedì 7 ottobre 2013

Sentire, ascoltare /109

Quando piove in città, subisso e profluvio, ci si perde nelle proprie malinconie. Gli ombrelli balzellano obliqui e non un volto di passante si scorge di sbieco. Tutto è così inclinato nella marcia stretta dei viandanti, corpi senza teste, parapioggia con le gambe, e tanto veementi sono le vene d'acqua sull'asfalto, che pare ci si trovi in perenne salita, senza il conforto di un saluto alpino.

sabato 5 ottobre 2013

Aforismi, neologismi e bestialità /40

L'autunno non ha bisogno che si spalanchino i serramenti perché possa entrare in casa. L'autunno entra senza chiedere, entra e non vale la pena questionare, entra.