giovedì 14 novembre 2013

Sentire, ascoltare /115

Avari, Giuseppe Pontiggia, 1978

Il primo inatteso, oscuro presentimento lo provai all'uscita dal bar sull'autostrada, quando lui mi si avvicinò alle spalle e mi chiese:
«Perché hai lasciato la mancia? Ti sembra che ci abbiano servito bene?»
Allargai le braccia:
«Normalmente.»
«E allora perché la mancia?»
«Ma erano duecento lire. Io la lascio sempre.»
«E dividiamo anche queste?»
Mi fermai imbarazzato.
«Ma non so» dissi. «Se amministro io la cassa comune, vorresti che tenessi un conto a parte per le mance? E perché poi, per rimborsarti?»
«Naturale» rispose. «Io disapprovo le mance.»
Aveva pronunciato queste ultime parole con una inconsueta tensione della voce e dello sguardo.
«Sempre?» gli chiesi.
«Sempre!» esclamò. «È per principio.»

So che “per principio” un uomo è capace di qualsiasi cosa, tranne che di modificarlo. Perciò dissi:
«Va bene. Le mance le pagherò io.»
«Come vuoi.»



Reservoir Dogs, Quentin Tarantino, 1992


lunedì 11 novembre 2013

Sentire, ascoltare /114

Erano le due di notte. La lancetta dei minuti allineata a quella dei secondi ombreggiava il dodici, gotico istante di un perpetuo circolo temporale; l'asticella delle ore apriva a sessanta gradi l'angolo del tempo indicato sul quadrante; l'oscillatore dell'orologio gracchiava per due volte il verso del cuculo, in un preciso e meccanico ordine periodico del suono. 

Credevo che il giro dopo il cucù avrebbe crocidato tre rintocchi. E invece, passata un'ora, erano ancora le due. La fase temporale oraria aveva inghiottito il tempo, come se quel che avevo vissuto non potesse più essere misurato, non fosse più ammissibile agli atti, ai registri delle cose che accadono.

Pensai di aver perso l'occasione di compiere una malefatta che l'orologio avrebbe redento, dissolto nel nulla, sciolto nella storia; e riflettei sulla meccanica della clessidra: piuttosto che rappresentare lo scorrere del tempo mi è parso definirne la permanenza.

La sabbia che filtra tra i vasi conici sovrapposti e speculari del polverino vuota un'ora nella misura in cui la riempie nel medesimo istante.