domenica 19 agosto 2018

Scalpitano i tori camarghesi

Scalpitano i tori camarghesi
in romane arene di città del sud
e i cavalli bianchi dell'Occitania
galoppano già nell'Empordà di Catalogna. 

Europa a dorso di toro, mito sul petto di Minosse.
Sono corrida e corna, di pietra e d'assi di legno,
conficcate nelle zellige di Siviglia
in andalusi giardini moreschi.

Olè! Olè! Misture di pesci, paella,
lingua incarnita nei banchi di sarde,
su ali di stormi di gabbiani
dell'arabo Atlantico.

Tra gli aranceti, a dorso di mulo,
nella pancia di Bab Mansour,
fin dentro la corte dei riad du Maroc.
Casa portuguesa, ville nouvelle, tappeto berbero.

La carovana fende il deserto
sotto tutte le stelle del mondo.
Cammelli gibbuti come pezzi di puzzle
arcionati da Tuareg marinai.

Blu fino al Nilo: culla stretta dei monoteismi:
nero che cerchia gli occhi degli infanti egizi
come i figli degli indù oggi,
a proteggersi dal sole.

Tra le vacche, il pattume e i tori fiacchi.
Di talacimanni un gridar d'alto,
dalla moschea di Jama Masjid.
Ascolta: Moghul, Maraja, Pascià.

Da sotto il sari bucato,
prorompe il mondo reincarnato:
le scimmie, i topi, le api, le tigri.
Dio Bestia, Dio Tutto.

D'ogni cosa s'è sparsa la cenere
nel mondo, d'ogni idea una montagna
franata, e vai a cercare le pietre
che ti mancano, e che non mancano.