mercoledì 22 maggio 2013

Aforismi, neologismi e bestialità /34

In città, dove i palazzi si guardano l'un l'altro stretti e soffocanti, vige la legge dei piani alti. 

Chi si affaccia alla finestra ha il potere di sottomettere al proprio dominio visivo quanti abitano ai piani inferiori; in ugual modo è soggiogato da quanti vivono a quelli superiori.

lunedì 20 maggio 2013

Sentire, ascoltare /98

Era un giorno; di quelli in cui la malinconia è ragion di vivere. Lo stato d'animo di Rosabella era intonato a una vaga tristezza urbana, il ritmo del suo stare al mondo batteva lento e trascinato, i gesti rassegnavano mestizia. 

Indossò un soprabito e scese in strada, per camminare; attraversò le vie che per vent'anni scorsero lungo i suoi passi per condurla alla sede di quello che era stato il suo lavoro di segretaria. 

Si attardò sotto il portone del vecchio ufficio: osservò le persone entrare ed uscire, ricordò alcuni momenti di vita professionale e poi raggiunse un bar ad angolo dove era solita passare le sue pause pranzo. Il bar aveva cambiato gestione, la sede della multinazionale aveva chiuso, la strada aveva invertito senso di marcia. 

Rosabella chiese un caffè, allungò la dita verso la zuccheriera e incontrò la mano macchiata di un uomo che la guardava. Era il suo capo d'allora; l'aveva vista entrare senza che Rosabella ne avesse avvertito la presenza. Si diedero un bacio di saluto, come fossero vecchi amici, e si guardarono a lungo, parlandosi: i figli, la casa, nostalgie e cambiamenti. 

Poco più tardi, dopo essersi accomiatati, ciascuno pensò che la propria malinconia fosse un'inezia rispetto a quella altrui; a tutto il resto meditarono nei giorni successivi.

domenica 19 maggio 2013

Sentire, ascoltare /97

Un mattino di poche speranze, nel piccolo bagno di un bilocale di città, alla luce di una lampadina a basso consumo, un uomo che da lì a poco avrebbe indossato una marsina e un cilindro di tinta blu preparava pennello e rasoio per radersi. Altra luce filtrava nell'abbaino: quella più fioca e mossa della lampadina riflessa dalla finestrella bifora; e quella lunare che ancora persisteva nell'aria, tra i filari dei lampioni di una strada a due corsie.

Dopo aver passato le mani nella barba folta, prese il pennello, lo inumidì, lo intinse nella schiuma e spalmò di bianco le guance e il collo. Sorrise, per capire quanto i propri denti fossero macchiati da sigarette e caffè, e si rase.

Sciacquò il volto e rimase ad osservare il taglio; poi prese il pennello, lo inumidì, lo intinse nella schiuma e spalmò di bianco il mento; si sciacquò e nello specchio tondo prese in mano la mascella; girò la testa da un lato all'altro e lisciò i baffi neri, ma tagliò anche quelli. 

Pensò che quel volto, così serico e sconosciuto, fosse il più aderente ai suoi pensieri e il più adatto a quelli sconosciuti del pubblico che da lì a poche ore avrebbe incontrato per raccontare il proprio stupore. 

*** 

Sul volto di ciascun uomo si incontrano il tentativo di esprimere l'immagine pubblica di sé e il tentativo del pubblico di cogliere l'immagine intima di chi si mostra. Nessuno, però, ha ben chiaro chi sia veramente e chi sia il pubblico a cui offrire il proprio volto; e ciò che appare sui lineamenti di ognuno è, piuttosto, la sembianza di ciò che chi guarda immagina sia l'essenza del volto altrui. Vale anche per sé, con la propria figura riflessa nello specchio.



lunedì 13 maggio 2013

Sentire, ascoltare /96

Quel giorno di strane apparizioni l'ombra di un verde filodendro ondeggiava sulle lenzuola stese al poggiolo di una stanza d'albergo, al primo piano; eppure nel vaso, vicino al tappeto rosso d'ingresso, al Minerva -due stelle e dieci camere-, la pianta non c'era. 

Una pozzanghera tonda, lungo il marciapiede di via Pepe -strada privata dell'hotel-, era puntellata da gocce d'acqua che non cadevano dal cielo. 

Il figlio dell'albergatore, oltre la porta girevole, prendeva le valigie di un cliente inglese che non era mai stato lì e le poggiava su un carrello in acciaio ottonato, col pianale in moquette rossa.

Il campanello alla reception trillava senza che nessuno fosse nella hall per domandare o per rispondere; e a quel suono si alternava lo sferragliare di un tram che scivolava in una strada vicina; ma non c'erano rotaie in quella città. 

Molte altre cose accadevano senza che la realtà potesse accettarne il fatto. E quel tale signore coi capelli arruffati, steso accanto ad una saracinesca di via Pepe su un tappeto di stracci, zerbini e cartoni, gli occhi lucidi e le mani nere, se ne rallegrò: pensò che le disavventure degli ultimi tempi -il divorzio da Cecilia, lo sfratto, e il licenziamento- fossero accadimenti di fantasia, strane apparizioni, questioni di immaginazione.

sabato 4 maggio 2013

Sentire, ascoltare /95

Di come il Gran Kan ebbe modo di ideare l'autogrill, il Camogli, i Boulevard alla francese e le banconote; e di come lo stupore di Marco Polo sia testimonianza di invenzioni che non sono europee. 

Il Milione, Marco Polo


"Dovete sapere che da questa città i Cambaluc partono diverse strade che vanno in diverse province: ciascuna strada porta a questa o a quella provincia e tutte sono contrassegnate col nome del luogo al quale conducono, cosa molto utile. E il Gran Kan ha disposto perché i suoi messaggeri che cavalcano per quelle strade trovino sulla loro via tutto ciò di cui hanno bisogno. E mirabile davvero è vedere come funziona questo servizio così eccellentemente ordinato. 
Dovete sapere che un messaggero del Gran Kan partito da Cambaluc trova dopo ben venticinque miglia uno janb e cioè nel nostro linguaggio un posto di rifornimento di cavalli o una stazione di posta. Ed è un bellissimo e grande palazzo, questo, per alloggiare i messaggeri, con letti magnifici forniti di ricche lenzuola di seta e con ogni altra cosa che possa servire a un nobile messaggero; anche un re vi sarebbe degnamente alloggiato. I messaggeri trovano quattrocento cavalli ben tenuti e sempre pronti. E certo questo è un atto di magnificenza regale inaudito perché sono più di duecentomila i cavalli che si tengono in questi luoghi di rifornimento e più di diecimila i palazzi splendidamente arredati come vi ho detto. È difficile farsi un'idea di questa organizzazione tanto mirabile e di una grandiosità unica. 
Sappiate che ogni venticinque miglia o ogni trenta si trovano queste stazioni, lungo le principali vie che vanno per le province come vi ho già raccontato, e questo vale per tutte le terre del Gran Signore". 

"[…] È da ricordare come il Gran Signore abbia ordinato che per le strade percorse dai messaggeri e dai mercanti siano piantati alberi ai due lati, a due passi di distanza l'uno dall'altro. Sono alberi grandi che si possono vedere da lontano; e così ha voluto perché si possa distinguere meglio il tracciato della strada, e la gente non devii dal suo cammino". 

"[…] Quando la carta è pronta la fa tagliare in parti grandi o piccole, foglietti in forma quadrata o più lunghi che larghi. Il foglietto piccolo vale la metà di un tornesello; un altro più grandetto vale un tornesello; il primo corrisponde a un mezzo grosso d'argento, il secondo a un grosso, e intendo un grosso d'argento di Venezia. […] E questa moneta è fatta con tanta autorità e solennità come se fosse d'oro e d'argento. 
[…] Fabbricata così la moneta, il Signore fa fare con essa ogni pagamento e la fa spendere per tutte le province dove egli tiene signoria: e nessuno osa rifiutarla per paura di perdere la vita".