mercoledì 26 giugno 2013

Sentire, ascoltare /101

È come orientarsi per mare, ritrovarsi sulle carte nautiche, scoprire le terre dell'immaginazione. Quando si intuisce un dettaglio dell'immensa cartografia della letteratura è una piccola felicità. 


I viaggi di Gulliver (1726) di Jonathan Swift (1667/1745)
Le avventure di Gordon Pym (1838) di Edgar Allan Poe (1809/1849) 
Moby Dick (1851) di Herman Melville (1819/1891) 

Gulliver incontra gli Yahoos. 
Un secolo dopo Gordon Pym di Nantucket ormeggia sulle spiagge degli Yampoos.
Poco più tardi da Nantucket salpa la baleniera di Achab con a bordo Ismael.


“I delitti della Rue Morgue” (1841) di Edgar Allan Poe (1809/1849) 
“Lo strano caso del Dr. Jekyll e Mr Hyde” (1886) di Robert Louis Balfour Stevenson (1850-1894) 
“Uno studio in rosso” (1887) di Arthur Conan Doyle (1859-1930)

Auguste Dupin segue le proprie deduzioni e scova l'orango.
Una quarantina di anni dopo il dottor Watson racconta la personalità disturbata, doppia, di Sherlock Holmes. Lui non se ne cura e fa sfoggio delle sue abilità deduttive.
Pochi mesi prima il Dr. Jekyll si fa notare nelle vesti di Mr. Hyde.


Ogni cosa si tiene assieme e non ci si perde.

martedì 11 giugno 2013

Sentire, ascoltare /100

In quelle bianche sale milanesi di inaugurazioni e vernissage d'arte e mondanità -le pareti alte, con le travi in legno dissepolte da recenti restauri, i quadri adombrati da faretti mal allestiti, i flyer con grafica disco o, in alternativa, minamal bourgeois- la società meneghina, i visitatori delle diciannove, i professionisti del concettuale, i precari della cultura, i critici e i rappresentanti delle decadenti istituzioni son simili tra loro, nel segno del visual e del painting, del drawing e del print, per un sol fatto: hanno infilato tra i denti un filetto bianco di prosciuttesco grasso offerto alla buvette.

lunedì 10 giugno 2013

Sentire, ascoltare /99

Appena esposto al davanzale di casa, un poco dentro e un poco fuori, ho adocchiato la mia figura ciondolona andarsene per una strada di quartiere. Me ne sono andato senza salutarmi. 
Per quanto allungassi il collo oltre le imposte mi sono proprio perso di vista; ho atteso un po', pensavo avrei presto fatto ritorno. E invece non tornavo. 

Ho persino pensato di scendere giù per inseguirmi, per cantarmene quattro, per dirmi che non si fa così, come se fossi uno qualsiasi. Ma non l'ho fatto e me ne sono andato; ero come assente, un poco dentro e un poco fuori, appena esposto al davanzale di casa.