lunedì 27 aprile 2015

Sentire, ascoltare /140

Non dico un discobolo ma quasi. Come una di quelle copie marmoree nei musei: istantanee di un gesto intenso: pura tensione: i muscoli, le vene, le vesti, la postura. Il cane è già altrove, attirato da odori vicini o dai suoi simili all'orizzonte. Il padrone gli dà le spalle, sfila il sacchetto dal rocchetto del guinzaglio, lo impugna e lo rivolta sulla mano come fosse un guanto del banco verdura del supermercato. Divarica appena le gambe, flette le ginocchia, piega il busto in avanti; un braccio asseconda la linea tesa della briglia del cane, l'altro è flesso verso terra, poco a ridosso dei piedi. Ed ecco la posa scultorea, il monumento che andrebbe eretto nel giardinetto più “pet” della città: la mano insacchettata affonda nella merda del cane e le dita stringono; con tutto il senso civico, l'orgoglio, il disgusto possibili.