Milano, il paravento.
Nel legno robusto, tra i segni di una levigatura setosa, le donne sedevano con lunghe vesti di raso rosso, l'acquaiolo versava per un cliente, e il vecchio al di là del fiume insegnava i suoni del flauto a un giovane scolaro di Sekigahara.
In quel luogo il paravento a sei ante, dipinto a inchiostro e colori su carta, celava l'intimo di una giovane donna intenta ad avvolgersi di seta, in attesa di dedicarsi ai suoi propri passatempi d'oro e argento su carta.
Ai lati della campagna giapponese del XVI secolo, venata dal legno appena accennato sotto il dipinto, un piede pallido e una mano sottile facevano capolino oltre le ante. Una bambina, affacciata alla finestra dirimpetto, osservava quel che c'era da vedere e immaginava quel che non si vedeva.
Nella stanza accanto un pittore sciacquava i pennelli con cura.
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