Milano. L'orchestrale.
Dal primo dicembre 2011 Daniel Barenboim sarà il direttore stabile della Scala di Milano. La nomina del maestro scaligero, nato in Argentina da genitori russi di origini ebraiche e con anche nazionalità israeliana, pone fine a una fase di declino della musica italiana e suggerisce l'avvio di un progetto che vuole essere volàno di una cultura e di un dibattito culturale inediti.
L'ascesa di Daniel Barenboim mi ha fatto pensare ad un autore, con una storia personale simile, che ha dedicato alcune pagine di un sua fortunata opera alla figura del direttore d'orchestra. Si tratta di Elias Canetti, premio Nobel per la letteratura nel 1981, bulgaro di lingua tedesca naturalizzato britannico, figlio di ebrei con remote origini spagnole e italiane. Dice Canetti in “Massa e potere”:
«Non c'è alcuna espressione del potere più evidente dell'attività del direttore d'orchestra. Ogni particolare del suo comportamento in pubblico è significativo; qualunque cosa egli faccia, getta luce sulla natura del potere […]. Il direttore d'orchestra sta in piedi. La posizione eretta dell'uomo è ancora importante, quale antica memoria, in molte rappresentazioni del potere. Il direttore sta in piedi da solo. Intorno a lui siede l'orchestra, dietro di lui siedono gli ascoltatori: egli sta in piedi in luogo elevato ed è visibile davanti e dietro».
È la visibilità che conferisce potere al direttore d'orchestra. Solo, in piedi, in un luogo visibile a tutti (orchestra e pubblico) il direttore impartisce veri e propri comandi con mano e bacchetta e decide quale voce zittire e quale esaltare.
«La differenza degli strumenti corrisponde alla differenza degli uomini. L'orchestra equivale a un'assemblea di tutti i principali tipi. Pronti a ubbidire, permettono al direttore di trasformarli in un'unità che egli farà poi divenire visibile dinanzi a loro stessi».
Pare, in queste parole di Canetti, che l'orchestra assieme agli ascoltatori in sala rappresenti la nostra sfera pubblica. Gli strumenti musicali (fiati, percussioni, a corda) esprimono l'ampio ventaglio di opinioni e di convinzioni che circolano nello spazio pubblico; gli sguardi e il comportamento degli ascoltatori in sala rimandano alla società civile. Lo spartito, poi, sembra simboleggiare la legge, che tutti conoscono ma che solo uno può interpretare correttamente.
Vincent Barenboim è un intellettuale e musicista capace di pensare, di fare cultura e di trasmettere passioni e significati ma è anche il direttore d'orchestra, ovvero la rappresentazione di un potere che vorremmo fosse capace di rendere tante voci un'imperitura sinfonia.
Federico Fellini in “Prova d'Orchestra” ha raccontato con il cinema quello che Canetti ha raccontato con i libri e che Barenboim può raccontare, in modo positivo, con la sua bacchetta.
Le note ci salvano.
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