venerdì 7 ottobre 2011

Sentire, ascoltare /1

Orecchio muto è una sinestesia, figura retorica che accosta due termini di piani sensoriali diversi. Una forza evocativa notevole. Soprattutto per me, che non sento da un orecchio. Sordo per metà. Mono auricolare.

Non è mai stato un grave problema. Alle scuole elementari, quando si giocava al telefono senza fili, ero il bambino che faceva fallire ogni catena. La parola bisbigliata nel mio orecchio diventava un'altra parola. Ero il disturbo. Una sorta di inconsapevole sabotatore mediale ante litteram. Al liceo, durante i compiti in classe, non ero in grado di captare alcun suggerimento. E non è vero che la perdita di un senso ne potenzia un altro. Almeno per le mono perdite. Non riuscivo nemmeno a leggere il labiale dei miei compagni che dopo tre tentativi abbandonavano ogni speranza.
Dalla maggiore età la parziale sordità dà noia in macchina, d'estate, al posto di guida. Se vuoi ascoltare il passeggero, e non senti dall'orecchio destro, sei costretto a tirare su il finestrino e a morire di caldo. Oppure puoi tenerlo giù, sentire l'aria fresca che ti accarezza l'orecchio e ascoltare esclusivamente il rumore degli pneumatici sull'asfalto.
Sono molte le persone che hanno l'orecchio muto, metafore comprese.
Io ne ho conosciute almeno una decina, così per caso, fuor di metafora. È una comunità molto grande, quasi una loggia massonica. È raro pizzicare due membri assieme ma quando li incontri non cercare di interrompere la loro conversazione, non ci riuscirai. Non ne vorranno sapere né sentire.
Questo è un blog di orecchie mute che in un paese senza senso stanno a loro agio e comunicano col senso di poi.

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