domenica 14 giugno 2020

I fiori blu

L'ultimo libro che ho letto è «I fiori blu» di Raymond Queneau.
Un romanzo la cui materia sono il sogno, la storia, le parole e un mucchio di altre cose da leccarsi i baffi.
Il racconto si sviluppa nell'arco di 700 anni: col protagonista, il duca d'Auge (ma ci sono anche Cidrolin e due cavalli parlanti), che appare ogni 175 anni (1264, 1439, 1614, 1789, 1964).
Un'invenzione bellissima: un meccanismo - al cui interno ruota anche il movimento del genere giallo - che fa della letteratura un'esplorazione del potenziale creativo del narrare stesso.
Ma non è d'obbligo andare in profondità - in cerca del segno che riveli il segno, nel perimetro chiuso e mai finito del romanzo -, si può restare in superficie, ciondoloni sulla riva del racconto, osservando passare la storia e i suoi flutti.
(In questo libro ci si diverte un mondo)
«Il venticinque settembre milleduecentosessantaquattro, sul far del giorno, il Duca d’Auge salì in cima al torrione del suo castello per considerare un momentino la situazione storica. La trovò poco chiara. Resti del passato alla rinfusa si trascinavano ancora qua e là. Sulle rive del vicino rivo erano accampati un Unno o due; poco distante un Gallo, forse Edueno, immergeva audacemente i piedi nella fresca corrente. Si disegnavano all'orizzonte le sagome sfatte di qualche diritto Romano, gran Saraceno, vecchio Franco, ignoto Vandalo. I normanni bevevan calvados.
Il Duca d'Auge sospirò pur senza interrompere l'attento esame di quei fenomeni consunti.
Gli Unni cucinavano bistecche alla tartara, i Gaulois fumavano gitanes, i Romani disegnavano greche, i Franchi suonavano lire, i Saracineschi chiudevano persiane. I normanni bevevan calvados.
- Tutta questa storia - disse il Duca d'Auge al Duca d'Auge, - tutta questa storia per un po' di giochi di parole, per un po' d'anacronismi: una miseria. Non si troverà mai via d'uscita?».



Nessun commento:

Posta un commento