In quella luce che filtra sottile sotto la porta e che si incunea oltre la toppa, si allunga, come un ologramma, nel buio artificiale della stanza, il ricordo dei risvegli domenicali d'infanzia.
Dalle piccole e regolari feritoie della tapparella sfavilla, in coni di chiarore, la memoria del ciabattare mattutino di un parente.
Stretto a un trapezio di bagliore, a metà altezza, sulla parete opposta alla finestra, si tiene, tra le pieghe di una lucidità intorpidita, pochi attimi dopo aver aperto gli occhi, l'idea del tempo che fu.
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