martedì 1 gennaio 2013

Sentire, ascoltare /81

Sul panno verde di un tavolo da poker alla texana si affronta un gioco simile a un sistema di relazioni economiche accelerate, in scala ridotta.
Spartite le fiches, assegnati i posti e distribuite le carte, i giocatori, ciascuno con le proprie speranze, capacità e inclinazioni caratteriali, nel giro di pochi turni, rappresentano gli estremi di rapporti di forza diseguali. 

In breve, per intuito, fortuna o destino, uno o più giocatori accumulano un discreto credito a discapito degli sfidanti; le sorti del poker, una manche via l'altra, delineano prosperità e miseria di una piccola bisca. 

Le colonne di chips si ingrossano, altre si assottigliano, tal altre restano pressoché immutate; e i concorrenti, sul panno verde, in un colpo d'occhio aereo, riconoscono una realtà di classe e ceto che si allunga oltre i segni di un castello di carte. 

Così, i rappresentanti di questa lotta di classe alla texana -il chip leader, il fanalino di coda e l'uomo da metà classifica- appaiono come stereotipi di un gioco ben più cinico del poker. 

Il chip leader -tronfio, allegro, battuta facile- controlla ogni mano, interviene, con le proprie inarrivabili poste, per determinare il corso della competizione: punta, rilancia, costringe gli avversari a mosse avventate, spinge gli uni contro gli altri e amministra così, senza difficoltà, il tesoro. 

Il fanalino di coda -preoccupato, tristanzuolo e di poche parole- attende le carte giuste per il proprio all in, ovvero l'estremo tentativo di una scalata sociale che, tuttavia, il più delle volte, si rivela l'ultimo atto di gioco, l'eliminazione dal poker. 

L'uomo da metà classifica, quel ceto medio tanto discusso nei dibatti pubblici -oculato nelle scelte, poco partecipe al gioco e pieno di tic-, bada bene di non scivolare tra i posti bassi della classifica e attende, coi risparmi che ha da parte, che i concorrenti si affrontino e lascino strada spianata al podio. 

Così è, se vi pare. E però, trucchi e assi nelle maniche a parte, c'è chi, con indosso i panni del fanalino di coda, veste l'abito del campione; e in poche giocate rivoluziona le gerarchie e, anzi, livella il panno verde, restituisce speranze e destini, rilancia la gara. 

Si fa notte, quasi mattina, e di ritorno, per strada, si immagina la città velata da un grande panno verde pieno di concorrenti, carte, fiches. E si torna a giocare, a scala reale.

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