domenica 9 settembre 2012

Sentire, ascoltare /54

Dispiegata su un ampio tavolo Ikea la cartina di Milano, ho immaginato di sovrapporre ad essa un foglio di carta da lucido che riportasse i tragitti da me compiuti negli ultimi tempi. A questo lucido ho ammesso di sovrapporne altri che indicassero i tragitti di quanti conosco. Su di essi ho posato, infine, uno a uno, i percorsi dei miei concittadini. 

Sulla superficie del tavolo, in poco tempo, ho visualizzato un volume quadrangolare immenso: ad osservarlo dai lati pareva un monolite imperscrutabile; dall'alto di una gru, invece, la mappa di Milano era ancora visibile seppur in un chiaroscuro di linee e sagome. Alcuni quartieri parevano più densi di altri, tragitti ben delineati si alternavano a percorsi opachi, appena tracciati, quasi inesistenti.

Ho pensato, dunque, di mischiare i lucidi, di cambiarne l'ordine di sovrapposizione. Dai lati del tavolo il volume quadrangolare non si alterava -immutata la consistenza, inscalfibile la materia; dall'alto, invece, la città assumeva nuova forma e inedite sembianze. I quartieri prima più densi erano ora meno scuri, i tragitti nascosti acquistavano nitidezza, le strade meno battute erano, d'un tratto, le più frequentate.
Ho ripetuto l'operazione migliaia di volte ottenendo mai un risultato simile all'altro. 

La città è un solido di cui, però, al suo interno, ciascuno è abituato ad osservarne una sola sezione. Con un piccolo sforzo di immaginazione si potrebbe scorgere, alzando e abbassando gli occhi verso i lucidi che ci precedono e ci seguono, attraverso la vita degli altri, una città sconosciuta. 

Ieri la strada davanti casa era la via di fuga di un ladro di biciclette, oggi è il primo appuntamento di due innamorati, domani sarà il caffè prima di un colloquio di lavoro.

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