Neologismo composto dalle parole Ego e Gonfiare.
La declinazione del verbo ammette una duplice pronuncia.
Io mi gonfilègo, io mi gonfìlego.
Il termine indica un climax psicologico, tale per cui l'autostima di un uomo cresce a dismisura.
Lo short
Interno di appartamento a Milano.
Interno di appartamento a Milano.
Fifì, Saro e Luchino detto Orecchio Muto si guardano.
“Bevi”. Dice Fifì allungando una birra.
“Bevi”. Dice Fifì allungando una birra.
Saro respira adrenalina e polvere da sparo e gli occhi luccicano di viva eccitazione. Sembra un maniaco, un pazzo in estasi. È un sadico che ammazza solo se necessario ma quando lo fa gode.
Nell’appartamento in via Passione Fifì e Luchino lo hanno aspettato giocando a briscola, senza discutere dell’operazione.
“Racconta”. Dice Luchino.
Saro vive per la gloria, freme, non riesce a stare fermo, ha i nervi a fior di pelle e le parole escono tutte filate e così ben dette che sembra stia recitando un monologo preparato da tempo. Descrive ogni cosa con minuzia di dettagli, enfasi, voce rauca e profonda, le assurdità paiono reali.
Ha ammazzato un magistrato, gli ha strappato dalle mani i documenti e se n’è andato, ma da come dice lui ha messo a segno la grande rapina al treno raccontata da Michael Crichton. Si gonfia, diventa un gigante, pare che il morto assassinato riempia le sue ossa, i muscoli, la mente.
Il torace è una voliera, la pelle si fa dura come un tamburo e lui è orgoglio e delirio. È gonfilegato, è una mongolfiera di vanesia criminalità e di sangue che pulsa.
“Ti ha seguito qualcuno?”.
“Sì, uno sbirro in moto ma gli ho sparato”.
“Luchì accendi la tv”.
Il neologismo è frutto della fervida immaginazione lessicale di Silvia Marinelli.
mi inchino
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