lunedì 7 ottobre 2013

Sentire, ascoltare /109

Quando piove in città, subisso e profluvio, ci si perde nelle proprie malinconie. Gli ombrelli balzellano obliqui e non un volto di passante si scorge di sbieco. Tutto è così inclinato nella marcia stretta dei viandanti, corpi senza teste, parapioggia con le gambe, e tanto veementi sono le vene d'acqua sull'asfalto, che pare ci si trovi in perenne salita, senza il conforto di un saluto alpino.

2 commenti:

  1. Invece delle prime piogge in Giappone, ricordo una miriade di ombrelli trasparenti (li si acquista ad ogni angolo di strada). Dall'alto sembra come un'invasione di meduse...

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