domenica 12 febbraio 2012

Sentire, ascoltare /25

«Poveretti! E che inquietudine perenne che è in loro, che malata, angosciata, perenne mobilità! Van tutti in giro con le loro guide in mano e in ogni città si precipitano avidamente a vedere le cose notevoli, proprio come se lo facessero per un senso del dovere […]: non si lasciano scappare un solo palazzo a tre finestre, se appena lo menziona la guida, non una sola casa del borgomastro, sorprendentemente simile alla più normale casa moscovita […]. Questa non è la curiosità spavalda e veramente meccanica dei turisti e delle turiste inglesi, che guardano di più la loro guida che le rarità, senz'aspettarsi nulla né di nuovo, né di stupefacente, ma vogliono semplicemente verificare se proprio così è indicato sulla guida […]. No la nostra curiosità è un qualcosa di selvatico, di nervoso, di violentemente avido, e in anticipo convinta che nulla mai accadrà, nulla, questo, s'intende, fino alla prima mosca […] diventiamo subito straordinariamente simili a quei piccoli cagnetti infelici che corrono, dopo aver smarrito il loro padrone».
Fëdor Dostoevskij, "Note invernali su impressioni estive", 1863. 

Mi pare di aver colto d'improvviso l'origine dei nostri mali.

Le Note sono state pubblicate da Editori Riuniti nel 1984, anno in cui il PCI ottenne il più ampio consenso alle elezioni europee. Nel 1993 Feltrinelli edita il medesimo libro, nel quale sono contenute le impressioni di Dostoevskij sull'Europa. Il continente, ai suoi occhi, è la viva metafora del cinismo industriale e dell'ipocrisia del ceto borghese.





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