mercoledì 2 settembre 2020

Il Mediterraneo

In vacanza ho portato una pila di libri così e sarà come sarà ma non ne ho aperto neanche uno (guide Touring a parte). Ora, però, si ricomincia.

L'ultimo libro che ho letto è «Mediterraneo» di Fernand Braudel: un saggio, un classico, una rivelazione. 

L'ho riletto per tre motivi.

Perché mai come quest'anno nei mari del Mediterraneo ci siamo tuffati (quasi) tutti: e un bagno di massa, nel pieno d'una pandemia, ha un che di apotropaico. 
Perché è un compendio (di storia) capace di disinnescare luoghi comuni, banalità e trappole retoriche con cui il presente ci assedia e circonda.
Perché insegna a organizzare la complessità, stupisce e fa venire voglia di studiare.

(Io lo farei leggere in tutte le scuole che si affacciano al mare)


«Tutto questo perché il Mediterraneo è un crocevia antichissimo. Da millenni tutto vi confluisce, complicandone e arricchendone la storia: bestie da soma, vetture, merci, navi, idee, religioni, modi di vivere. E anche le piante. Le credete mediterranee. Ebbene, a eccezione dell'ulivo, della vite e del grano - autoctoni di precocissimo insediamento - sono quasi tutte nate lontane dal mare. Se Erodoto, il padre della storia, vissuto nel V secolo a.C., tornasse e si mescolasse ai turisti di oggi, andrebbe incontro a una sorpresa dopo l'altra. "Lo immagino," ha scritto Lucien Febvre, "rifare oggi il suo periplo del Mediterraneo orientale. Quanti motivi di stupore! Quei frutti d'oro tra le foglie verde scuro di certi arbusti - arance, limoni, mandarini - non ricorda d'averli mai visti nella sua vita. Sfido! Vengono dall'Estremo Oriente, sono stati introdotti dagli arabi. Quelle piante bizzarre dalla sagoma insolita, pungenti, dallo stelo fiorito, dai nomi astrusi - agavi, aloè, fichi d'India -, anche queste in vita sua non le ha mai viste. Sfido! Vengono dall'America. Quei grandi alberi dal pallido fogliame che pure portano un nome greco, eucalipto: giammai gli è capitato di vederne di simili. Sfido! Vengono dall'Australia. E i cipressi, a loro volta, sono persiani, Questo per quanto concerne lo scenario. Ma quante sorprese, ancora, al momento del pasto: il pomodoro, peruviano; la melanzana, indiana; il peperoncino, originario della Guyana; il mais messicano; il riso, dono degli arabi; per non parlare del fagiolo, della patata, del pesco, montanaro cinese divenuto iraniano, o del tabacco". Tuttavia, questi elementi sono diventati costitutivi del paesaggio mediterraneo: "Una Riviera senza aranci, una Toscana senza cipressi, il cesto di un ambulante senza peperoncini... che cosa può esservi di più inconcepibile, oggi, per noi?».

Nessun commento:

Posta un commento