lunedì 19 agosto 2019

Cabaret

In un cabaret di Milano un comico, seduto a un tavolino della platea, si alza e sale sul palco. È il suo turno.

«Buonasera, buonasera a tutti; vi chiedo subito scusa, ma tocca aprire una parentesi e fare una piccola premessa... Poco fa, al mio tavolino, forse qualcheduno m'ha pur visto, ecco, prima, in attesa di salir sul palco, ero mooolto agitato; agitato che le ginocchia eran due martelli pneumatici, due pedali di batteria, due grattugie con il grana; e allora ho pensato bene di berci su due bicchieri, per sciogliere la lingua: tequila-sale-limone: pam pam; ecco: ora sono bevuto e agitato... Prima ero solo agitato, e allora ho bevuto e ho pensato a un incipit: ora sono bevuto, agitato e ho finito l'incipit... L'incipit era questo... Prima ero agitato, ma siccome ho anche bevuto, come oramai sapete, mi ero anche ringalluzzito: e così com'ero, agitato e bevuto, ho pensato che dopo l'incipit avreste riso e che poi sarebbe andato tutto in discesa... Ma leggo nei vostri volti corrucciati una pietosa perplessità... E se prima ero solo agitato, ora sono agitato, bevuto, con l'incipit alle spalle e voi perplessi di fronte... Io non so come ci sia finito in questa triste situazione; ma siccome ero agitato, mi sono inventato, invero, tra me e me, qualcosa da dire in più, che non stavo mica ad ascoltare il comico prima di me (per la troppo agitazione, s'intende). Ecco, dicevo, nel mentre che bevevo agitato, e a poco a poco diventavo, quindi, bevuto (strano che bevendo si finisca per essere bevuti), congetturai che dopo l'incipit e gli applausi avrei menato il can per l'aia ancora un po': come del resto sto facendo: e però, man mano che andavo avanti nel pensare come sfangarla, le cose da dire che avevo in testa s'ingarbugliavano e si facevano imprecise - forse perché avevo bevuto: cioè perché ero agitato -; e ora che sono agitato, bevuto, con l'incipit alle spalle e voi perplessi di fronte, mi trovo in quel momento che, quando ero solo agitato, immaginavo si sarebbe presentato a questo preciso punto del monologo, punto in cui quanto andrò a dire è sempre meno pensato quando ero agitato, e sempre più improvvisato ora che sono agitato, bevuto, con l'incipit alle spalle e davanti la vostra perplessità. Ed eccoci qui: improvvisazione pura, testo O-RI-GI-NA-LE: mai scritto, mai pensato, mai detto prima. [Guarda l'orologio]. Il mio tempo è finito: grazie, grazie. Grazie di cuore».

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