mercoledì 16 dicembre 2015

Oasi chipmunk

Domanda da trentamila rupie. Quale animale ha striature bianconere sul dorso? Il maiale, la lepre, il chipmunk o la mucca? L'India brulica di scoiattoli striati, di chipmunk, e ci parve assurdo che la concorrente avesse dovuto utilizzare due aiuti, il pubblico e il cinquanta/cinquanta. Il subcontinente è un mistero affollato di uomini, bestie e bizzarrie. 

Il chipmunk è un roditore di garanzia. Dove lui pasce c'è parvenza di pulito, di decoro: nei giardini di New Delhi, nei prati rajasthani o nelle valli di Mandu. L'India è un'immensa terra dei fuochi e l'insediamento di un sol uomo tanto basta ad appiccare un rogo di pattume, ad esalare fumi di plastica e sterco. Chi vuol essere milionario dovrebbe avviarsi al business dello smaltimento, non senza aver prima condotto una memorabile rivoluzione culturale. Non ci sono le mille e una notte, non ci sono Tremal-Naik e Kammamuri, non ci sono le strade maestre di un modello di vita alternativo. C'erano, chissà; ora è necessario varcare la soglia dell'immondizia, seguire le scorribande del chipmunk.


Ci correvano attorno o si arrestavano sulle zampe posteriori con le nari palpitanti. Stavamo seduti in un riquadro del Char Bagh, il giardino formale persiano che circonda il mausoleo di Humayun, l'imperatore della dinastia Moghul che prese Delhi. Un complesso enorme, così come enormi sono i siti monumentali della capitale. Alle pendici delle loro porte e mura e per vasti tratti di città è un inesorabile germinare di folla che stanchi viali all'inglese vorrebbero arginare, ma che tutt'al più instradano. Fracasso e nevrosi da cui prendevamo respiro. 

Sul retro di una quantità di veicoli campeggia la scritta “Please, Blow Horn”, un dissennato e mai più caro invito indiano a suonare il clacson per ogni minima personale necessità. In strada procedono stipati i tonga, le bici, le moto Hero, i risciò a trazione umana: portantini logori che curvano la schiena in una esse brutale per pesare tutto il proprio corpo su un pedale della bici, e poi su un altro, e poi frenare, e ripartire, mai domi, mai appagati. Carri, pedoni, muli, torme di Tuk-tuk Piaggio, tori, bufali, cani, mendicanti, camion; in altre città cammelli e dromedari ed elefanti dipinti a festa. Il creato in nevrastenia. Ad eccezione del chipmunk, quieto e regale scoiattolo che gioca tra i Banyan delle ovattate riserve architettoniche urbane. 

Al volgere della sera la tomba-giardino di Humayun tramontava i rossi delle sue arenarie nelle vasche d'acqua, lungo i canali ornamentali, nei fontanili. Dalle cupole persiane proveniva un altisonante stridio di pipistrelli, il canto degli uccelli si era arricciato su accordi più rauchi e torniti rapaci planavano sui minareti, sui porticati, sulle volte musulmane. I chipmunk erano spariti e per noi era tempo di tornare al perpetuo pandemonio indiano. Non ancora affatto consapevoli che in India si fugge quanto si va cercando.

Leggi qui l'episodio precedente e qui il successivo.