L'ultimo libro che ho letto è «Il cortile maledetto» di Ivo Andrić.
La novella narra d'un frate cattolico bosniaco (Pietro), in missione a Costantinopoli nel XV secolo, costretto a passare due mesi della sua vita in una prigione ottomana.
Ci si cala nella storia per voce di qualcuno, che racconta di tal altro, che novella d'altri ancora, e ancora, e ancora. Poi, così come si è discesa la china degli avvenimenti, la si risale, volta a volta per altri sentieri, sino alla voce da cui tutto iniziò.
Un libricino denso, capace però di contenere - cito Jolanda Marchiori, la traduttrice - tutta «un'amalgama etnico-psicologico del mondo orientale» il cui fascino, crudo e sognante come letteratura romantica vuole, ancora mi avvince.
«Il cortile maledetto» - titolo originale, in serbo, «La corte del diavolo» - è il solo libro di Andrić che io abbia letto - il suo più noto è «il ponte sulla Drina» - e sarà bene che mi metta in pari.
Questa volta, anziché riportare un brano del libro, racconto un aneddoto.
Tre anni fa Siniša Mihajlović - all'epoca allenatore del Torino, ora del Bologna - fu accusato di non conoscere il «Diario di Anna Frank»: al giornalista che ne chiedeva contezza mister Siniša, dopo aver argomentato la sua posizione - che qui non interessa -, aggiunse: «Posso fare una domanda io a te?».
«Certo».⠀
«Tu sai chi è Ivo Andrić?».⠀
«No» rispose il conduttore, dopo un significativo silenzio generale.⠀
«No... Ivo Andrić è premio Nobel per la Letteratura della ex Jugoslavia. A noi a scuola ci insegnavano Ivo Andrić».
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