martedì 22 settembre 2020

L'invasione degli orsi in Sicilia

L'ultimo libro che ho letto è «La famosa invasione degli orsi in Sicilia» di Dino Buzzati.

L'autore è nel mio cuore per tre motivi: scrive e disegna ciò che scrive (una combo a cui non so resistere), racconta e romanza una porzione di Milano - tra Porta Venezia e Stazione Centrale - che appartiene (anche) alla mia topografia sentimentale, ed è un alfiere della letteratura fantastica.

Ne «La famosa invasione degli orsi in Sicilia» ci sono due di questi elementi: il disegno (mirabile, da far invidia a Geronimo Stilton, per dire) e l'idea del fantastico, di cui Buzzati scrive:

«Direi che fantastico è ciò che non esiste. Però, quante cose che non esistono e che non sono fantastiche! Quindi aggiungerei che sono le cose che non esistono e che sono immaginate dall'uomo. E se consideriamo la letteratura, allora sono le cose che non esistono, immaginate dall'uomo a scopo poetico. Ecco. Questa è la definizione di fantastico che darei».

La storia inizia con la presentazione dei personaggi, e ai loro nomi - che trovo bellissimi - vi consegno: Re Leonzio, Tonio, il Professore de Ambrosiis, Orso Salnitro, Orso Frangipane, Orso Babbone, Sire di Molfetta, Gatto Mammone, ...



giovedì 10 settembre 2020

Un'idea dell'India

L'ultimo libro che ho letto è «Un'idea dell'India» di Alberto Moravia.

Reportage pubblicato nel 1962 dopo un soggiorno in India - il suo terzo - con Elsa Morante e Pier Paolo Pasolini.

[Quest'ultimo, nel corso del medesimo viaggio, ha scritto «L'odore dell'India». 

I due libri vanno a braccetto: Pasolini s'affida ai sensi (l'odore) e Moravia scruta le ragioni spirituali (un'idea) e la poetica dell'uno si rischiara al cospetto di quella dell'altro.]

Ci sono molte cose degne di nota, ma per brevità (e limite coatto di battute Instagram) mi limito a riportare un dialogo che ci riguarda da vicino.

«Allora sei stato in India. Ti sei divertito? 
No. 
Ti sei annoiato? 
Neppure. 
Che ti è accaduto in India? 
Ho fatto un'esperienza. 
Quale esperienza? 
L'esperienza dell'India. 
E in che cosa consiste l'esperienza dell'India? 
Consiste nel fare l'esperienza di ciò che è l'India. 
E che cos'è l'India! 
Come faccio a dirtelo. L'India è l'India. 
[...] 
Dimmelo in una formula, in una sentenza, in uno slogan. 
Ebbene l'India è il contrario dell'Europa. 
Ne so quanto prima. Bisognerebbe prima di tutto che tu mi dicessi che cos'è l'Europa. 
Preferisco trovare uno slogan per l'India. Diciamo così, allora, che l'India è il paese della religione.
E questo sarebbe il contrario dell'Europa. Ma anche l'Europa è religiosa. 
No, l'Europa non è religiosa. 
Eppure le religioni pagane del Mediterraneo e dei paesi nordici, il Cattolicesimo, la Riforma... 
Non importa l'Europa non è religiosa. 
Che cos'è l'Europa? 
Se fossi un indiano, forse te lo saprei dire. Come europeo mi riesce difficile. 
Allora immagina di essere indiano. 
Come indiano ti direi: l'Europa, quel continente dove l'uomo è convinto di esistere e di essere al centro del mondo, e il passato si chiama storia, e l'azione è preferita alla contemplazione; l'Europa dove si crede comunemente che la vita val la pena di essere vissuta e il soggetto e l'oggetto convivono in buona armonia, e due illusioni come la scienza e la politica sono prese sul serio e la realtà non nasconde niente, eppure, non per questo, è niente; l'Europa che cosa ha a che fare con la religione? [...]».

Poscritto: ho riletto questo libro come si fa con le vecchie fotografie quando, alla fine d'un viaggio, si cerca un modo per continuare a viaggiare; e per l'appunto, la foto di sfondo è un mio scatto, di qualche anno fa, ad Agra.



mercoledì 2 settembre 2020

Il Mediterraneo

In vacanza ho portato una pila di libri così e sarà come sarà ma non ne ho aperto neanche uno (guide Touring a parte). Ora, però, si ricomincia.

L'ultimo libro che ho letto è «Mediterraneo» di Fernand Braudel: un saggio, un classico, una rivelazione. 

L'ho riletto per tre motivi.

Perché mai come quest'anno nei mari del Mediterraneo ci siamo tuffati (quasi) tutti: e un bagno di massa, nel pieno d'una pandemia, ha un che di apotropaico. 
Perché è un compendio (di storia) capace di disinnescare luoghi comuni, banalità e trappole retoriche con cui il presente ci assedia e circonda.
Perché insegna a organizzare la complessità, stupisce e fa venire voglia di studiare.

(Io lo farei leggere in tutte le scuole che si affacciano al mare)


«Tutto questo perché il Mediterraneo è un crocevia antichissimo. Da millenni tutto vi confluisce, complicandone e arricchendone la storia: bestie da soma, vetture, merci, navi, idee, religioni, modi di vivere. E anche le piante. Le credete mediterranee. Ebbene, a eccezione dell'ulivo, della vite e del grano - autoctoni di precocissimo insediamento - sono quasi tutte nate lontane dal mare. Se Erodoto, il padre della storia, vissuto nel V secolo a.C., tornasse e si mescolasse ai turisti di oggi, andrebbe incontro a una sorpresa dopo l'altra. "Lo immagino," ha scritto Lucien Febvre, "rifare oggi il suo periplo del Mediterraneo orientale. Quanti motivi di stupore! Quei frutti d'oro tra le foglie verde scuro di certi arbusti - arance, limoni, mandarini - non ricorda d'averli mai visti nella sua vita. Sfido! Vengono dall'Estremo Oriente, sono stati introdotti dagli arabi. Quelle piante bizzarre dalla sagoma insolita, pungenti, dallo stelo fiorito, dai nomi astrusi - agavi, aloè, fichi d'India -, anche queste in vita sua non le ha mai viste. Sfido! Vengono dall'America. Quei grandi alberi dal pallido fogliame che pure portano un nome greco, eucalipto: giammai gli è capitato di vederne di simili. Sfido! Vengono dall'Australia. E i cipressi, a loro volta, sono persiani, Questo per quanto concerne lo scenario. Ma quante sorprese, ancora, al momento del pasto: il pomodoro, peruviano; la melanzana, indiana; il peperoncino, originario della Guyana; il mais messicano; il riso, dono degli arabi; per non parlare del fagiolo, della patata, del pesco, montanaro cinese divenuto iraniano, o del tabacco". Tuttavia, questi elementi sono diventati costitutivi del paesaggio mediterraneo: "Una Riviera senza aranci, una Toscana senza cipressi, il cesto di un ambulante senza peperoncini... che cosa può esservi di più inconcepibile, oggi, per noi?».